Deformazioni Gravitative Profonde di Versante - Ing. Massimo CHIARELLI

DGPV E GRANDI FRANE NEI COMUNI DI FALERNA E GIZZERIA (CZ)


Idrografia e idrologia

L’idrografia del territorio consta di una serie di corsi d’acqua a carattere torrentizio, che dalle alture collinari e montane si precipitano verso la fascia costiera disegnando valli incassate in versanti acclivi, a testimonianza della rilevante attività morfogenetica esercitata nel tempo sul paesaggio circostante. Trattasi infatti di corsi d’acqua relativamente brevi, ma corredati di profili longitudinali alquanto acclivi per le particolari peculiarità clivomorfologiche del territorio comunale che vanno ad attraversare. Da tali circostanze idro-morfologiche balza evidente che le acque correnti sono in genere dotate di rilevante energia cinetica che si espleta, spesso in forma traumatica, in forme erosive a danno delle formazioni rocciose costituenti gli alvei e le sponde. Ovviamente tali forme sono tanto più sensibili quanto più le masse rocciose sono geotecnicamente carenti e, quindi, non in grado di sopportare dette sollecitazioni idrauliche. Ne scaturisce uno stato di disordine morfologico, che spesso sfocia in episodi di dissesto anche realmente estesi, o quantomeno in un diffuso stato territoriale di stabilità precaria, suscettibile di tramutarsi in dissesto attivo in coincidenza di episodi idrodinamici parossistici.

L’elevata energia di cui sono dotati detti corsi di acqua, hanno reso altresì possibile un elevato grado di trasporto solido. Indi, raggiunta la fascia territoriale costiera, con la conseguente perdita dell’energia di trasporto, dovuta alle mutate condizioni clivometriche degli alvei, detti corsi hanno depositato gli apporti clastici all’imbocco della piana alluvionale, determinando conoidi deiettivi ben disegnati e riconoscibili per i loro andamenti morfologici blandamente convessi.

In detta fascia territoriale costiera, per le favorevoli condizioni dettate dalla presenza di depositi clastici estremamente permeabili e dalla presenza dei citati corsi d’acqua, che smaltiscono parte delle acque collinari e montane, si è instaurata in profondità una falda idrica. Questa è resa evidente attraverso la miriade di pozzi dislocati lungo tutta la fascia costiera. Trattasi di falde d’acqua dolce generalmente statiche, il cui pelo libero, man mano che ci si approssima alla costa, è suscettibile d’innalzarsi e disporsi in prossimità del piano campagna. Da sottolineare, infine, la presenza di quella serie di stagni d’acqua salmastra che vanno sotto la denominazione locale di “maricelli” e che costituiscono una caratteristica peculiare per un buon tratto del paesaggio costiero meridionale di Gizzeria.

Condizioni di stabilità dell’abitato di Gizzeria

L’abitato di Gizzeria è ubicato lungo la dorsale morfologica delimitata a Nord-Ovest dal corso del torrente Mezzaserra e a Sud-Est dal torrente Casale.

L’espansione edilizia degli ultimi anni ha dilatato il vecchio centro urbano, dirigendosi preferenzialmente lungo il crinale e lungo i tratti di pendio meno acclivi. Più recentemente il processo edificatorio ha investito le aree ubicate a monte ed a valle di via Albania, lungo le pendici del versante Sud-Nord del torrente Casale.

Il paesaggio geolitologico del capoluogo è costituito da un complesso di rocce metamorfiche, classificabili nell’ambito degli scisti filladici. Il loro corpo roccioso appare solcato, oltre che da una fitta serie di piani di scistosità, anche da linee di fratturazione, variamente orientate, che tuttavia non producono dislocazioni al momento significative nelle masse rocciose. Ne risulta tuttavia un elevato indice di discontinuità strutturale, che conferisce al litotipo, nei punti di maggiore incidenza, caratteristiche di resistenza residua e, conseguentemente, uno stato di equilibrio insoddisfacente, suscettibile di evolversi, in condizioni idromorfologiche negative, verso stati di dissesto attivo. Tali situazioni si realizzano generalmente lungo i pendii acclivi, ove il corpo roccioso appare notevolmente allentato e disgiunto e con scistosità a franapoggio.

Là dove la struttura rocciosa è considerevolmente fessurata, si attua un grado di permeabilità sostenuto, il che agevola una circolazione idrica sotterranea, che può dar luogo a manifestazioni sorgentizie temporanee o perenni.

È il caso della sorgente posta subito a monte di via Roma e di quella ubicata a valle del rione “Case Popolari”, lungo il versante Sud-Nord del Casale. Sorgenti effimere stagionali sono state rilevate a valle del rione “Mazzarella”, a valle del “Piano di Lizza” ed in località “Campo Ienzi”.

Come già detto, lo stato di equilibrio della formazione filladica, ivi compreso l’eluvium di copertura, non risulta nel complesso soddisfacente; già in passato è stata sede di rilevanti fenomeni di disequilibrio, che hanno provocato dissesti nelle strutture murarie dei fabbricati siti a valle del centro abitato ed in particolare nel citato rione “Mazzarella”.

Negli affioramenti rocciosi, posti subito a valle dell’abitato e lungo le pareti del pendio, che declina quasi verticalmente sull’alveo del Casale, si notano chiari fenomeni disgiuntivi strutturali, accompagnati da parziali fenomeni di traslazione di blocchi rocciosi.

Gli scisti filladici affiorano generalmente alla base dei versanti, ove si ergono a mò di balconi, a monte dell’abitato e lungo i crinali morfologici. Nei tratti di versante ad acclività moderata, essi sono generalmente ricoperti da una coltre detritica costituita da pezzame lapideo immerso in una pasta sabbiosa-limosa, annoverabile nell’ambito dei terreni incoerenti, facilmente degradabile dagli atmosferili.

Essa assume localmente spessori discreti ed una sua precisa entità litologica. Tali circostanze si verificano in genere lungo la sponda sinistra del Casale, a monte ed a valle di via Albania ed in taluni casi è sede di dissesti attivi. È il caso dell’area ubicata a valle del rione “Case Popolari”, ove in passato si è verificato un fenomeno franoso, il cui corpo attualmente risulta sistemato con una serie di gabbioni in pietrame e con un canale di scolo delle acque reflue. Altre piaghe in coltre detritica giacciono in “Rione S. Giuseppe” ed a monte della ex sede municipale. Stante il quadro geolitologico e morfologico dianzi illustrato, l’abitato di Gizzeria non ha possibilità di espansione, dovendosi ovviamente escludere quelle aree a rischio.

La fascia territoriale collinare

Si estende, senza soluzione di continuità dall’alveo del torrente Cartolano e quello del torrente Zinnavo. Essa, pertanto, è molto estesa e presenta caratteri idro-geo-morfologici alquanto eterogenei e complessi.

Tale paesaggio si compone di una serie di dorsali morfologiche che si succedono da Nord-Ovest a Sud-Est, delimitate dai corsi del Grima, Vallone del Lauri, Tridattoli, Casale, Zinnavo, con i loro rami ed affluenti.

Ne scaturisce, pertanto, un paesaggio morfologicamente variegato, a volte tormentato, che ovviamente impone un distinguo nell’utilizzazione ingegneristica.

Tralasciando di illustrare le caratteristiche giaciturali e tecniche delle formazioni rocciose che compongono detto paesaggio già delineate nei precedenti paragrafi, ci limiteremo ad illustrare i motivi ispiratori a definire i criteri di utilizzo che hanno controllato l’acclusa cartografia.

Il tratto di territorio compreso tra il torrente Cartolano ed il torrente Grima non sono suscettibili di utilizzo quelle aree di versante interessate da formazioni argillose e che presentano delle condizioni morfologiche poco inclini ad un’utilizzazione ingegneristica. In queste aree ricadono le località “Borgo S. Pietro” e “Schipano”, nonché la parte immediatamente a monte di “Torre Lupo” la quale presenta evidenti fenomeni di dissesto attivo.

Nel tratto di territorio posto tra il torrente Grima ed il Vallone dei Lauri, riteniamo che non siano da utilizzare quelle aree collinari di versante interessate da formazioni argillose, e, ovviamente, quelle ove si realizzano condizioni morfologiche non idonee, con fenomenologie di dissesto allo stato attivo e potenziale. Dette aree a rischio sono delimitate nella carta dell’utilizzo e delle manifestazioni idro-morfologiche.

Lo stesso dicasi per i versanti declinanti verso il “Vallone del Lauri”, ove le condizioni morfologiche e la vocazione prettamente idrologica, non consente alcuna forma di utilizzo ingegneristico e di pianificazione territoriale, a meno di realizzazioni di costruzioni rurali sparse, a servizio delle zone agricole esistenti.

Al contrario sono perfettamente utilizzabili i pianori ed i crinali delle dorsali morfologiche, dove le vigenti condizioni morfologiche consentono una pianificazione territoriale, ad esempio del tipo espansione edilizia a carattere intensivo. È il caso di “Piano di Campilongo”, di “Piano di Martino”, di “Serra di Pirro”, “Piano di Limito”.

Il torrente “Tridattoli” solca una vasta fascia di territorio, incidendo fortemente sul paesaggio e determinando, con la sua azione morfogenetica, una serie di disequilibri nelle coltri rocciose che gravitano nel suo raggio di influenza. La sua vallata è pertanto ricca di forme morfologiche negative, che vanno dalle aree in frana attiva, quale è quella rilevabile lungo la sponda destra e che coinvolge anche la sede stradale diretta a “Maiolino” ed a contrada Signorelli, all’accumulo di detriti di antichi movimenti franosi, all’erosione lineare. Tutte manifestazioni che rendono proibitiva qualsivoglia previsione di uso pianificatorio ingegneristico.

È utile altresì evidenziare la situazione di dissesto potenziale ed in atto, constatata in contrada “Petraro” (Falerna), là dove un salto di quota continuo è da attribuire ad un generalizzato antico ribassamento che ha interessato l’intera località, nella quale, d’altronde, sono evidenti rilevanti fenomeni di creep nonché di dissesto. Le numerose abitazioni sorte in detta contrada, direttamente ai piedi della località “Guori”, risentono direttamente degli effetti di questo dissesto in atto presentando ampie lesioni nelle murature dovute ai cedimenti differenziali delle fondazioni (fondazioni su travi rovesce), nonché ampie lesioni nella sede stradale provinciale che collega Falerna Scalo con Castiglione Marittimo soggetta a continui interventi di ripristino.

Nella soprastante “Vallata S. Domenica” vige una situazione clivometrica così pesante da scartare a priori qualsiasi velleità di utilizzazione ingegneristica ed urbanistica in particolare.

Tra il Torrente Tridattoli ed il Casale, si estende un blando versante collinare prospiciente la linea di costa, ove ci si appresta ad una urbanizzazione diffusa.

Negli stralci di cartografia, riportati nelle immagini a fianco, là dove sono mappati i motivi tecnici obiettivi di instabilità e delle penalità evidenti in genere, sono indicate ad esempio le direttrici del drenaggio idrico superficiale, ovvero la vasta area gravitante attorno alle due ex cave di argilla (Loc. Schipano e Loc. Maricello), ove si riconosce un disordine morfologico destabilizzante, l’area è attualmente sottoposta ad intensa piantumazione, per evidenti motivi di movimenti gravitativi e si ritiene che debba sostare in tale stato.

Gli eventi franosi verificatisi nel Gennaio 2003

La fragilità del territorio oggetto di studio si è manifestata in tutta la sua espressione negli eventi franosi verificatisi nel Gennaio 2003.

Causa innescante dei movimenti di rimobilitazione di antichi corpi di frana è stata l’abbondante pioggia caduta nei mesi precedenti.

I danni sono stati ingenti ed hanno interessato sia fabbricati per civile abitazione che infrastrutture, tra cui la Statale 18 diramazione a sud del centro abitato di Gizzeria ed a nord in località “Destra”, provocando il quasi isolamento dell’abitato stesso. La viabilità, infatti, è stata ripristinata in parte mediante percorsi tortuosi su stradine interne e poco praticabili che hanno consentito temporaneamente lo svolgersi, seppure con molte difficoltà, delle diverse attività umane.

La prima frana, quella verificatasi a sud di Gizzeria ha riguardato il versante immediatamente a monte della località “Campo Ienzo” nei pressi delle prime case dell’agglomerato urbano. Il movimento, come detto, risulta essere una rimobilitazione di un antico corpo di frana per gran parte favorita, oltre che dalle abbondanti piogge, anche da un’antropizzazione indiscriminata ed invasiva del territorio in cui sorgono numerosi edifici.

La frana ha interessato uno strato relativamente superficiale costituito da terreno di riporto poggiante su scisti filladici in parte argillificati con movimento prevalentemente rotazionale.

Vista l’importanza di questa via di comunicazione, che collega l’abitato con la città di Lamezia Terme e con le altre frazioni del comune stesso, nonché la necessità di ripristinare lo stato dei luoghi, si è proceduto allo studio della zona interessata proponendo nel prossimo paragrafo una soluzione d’intervento.

Un ulteriore importante movimento franoso si è prodotto, anche, in località “Borgo San Pietro” ove ha interessato un’abitazione, nonché l’unica strada comunale, isolando tale Borgo con il centro abitato di Falerna Scalo nei pressi dello svincolo autostradale A3 Salerno-Reggio Calabria.

Il movimento, anche qui una riattivazione di un fenomeno antico, ha provocato uno sconvolgimento non indifferente sul versante sinistro del torrente Cartolano con movimento prevalente di tipo colata.

In tale zona sorgono numerosi edifici di nuova costruzione che, seppure non direttamente interessati dallo specifico evento, sono a rischio per eventi futuri, che con molta probabilità si verificheranno dato il precario equilibrio dei versanti sinistro e destro del torrente Cartolano.

Le D.G.P.V. e le grandi frane nell’area di studio

Le D.G.P.V. e le grandi frane ad esse associate rappresentano una causa non trascurabile dei fenomeni di erosione costiera. Basti citare l’estesa D.G.P.V. del versante sinistro del T. Tridattoli, che ha la sua zona di piede apparente proprio in corrispondenza di Capo Suvero, ove si registra la minima larghezza della spiaggia di tutta la zona. È comunque possibile, stante agli aspetti geomorfologici dell’area, che i movimenti gravitativi proseguono anche nel fondale marino, come pure indicherebbe l’andamento delle batimetriche.

Altro motivo a favore dei movimenti gravitativi nei confronti dell’erosione sono riconoscibili nel tratto costiero tra il T. Cartolano ed il T. Castiglione. Infatti, il terrazzo di Piano delle Vigne è delimitato verso monte da una rottura gravitativa che decorre al piede della scarpata culminante col terrazzo di Piano di Polpicello, con direzione NNW-SSE e superficie di rottura a possibile andamento “circolare”. Detta rottura, che ha i suoi limiti laterali, destro e sinistro rispettivamente negli alvei dei Torrenti Cartolano e Castiglione, ha provocato lo spostamento verso Ovest, cioè verso la costa, di tutto il settore della c.da Cava, c.da S. Pietro e dello stesso Piano delle Vigne, per una estensione circa 3 Km2. Lo spostamento complessivo dell’ammasso roccioso suddetto, valutabile in circa 500 m verso W-SW, ha comportato pure la deformazione, verso SW, dell’esteso affioramento argilloso al piede della deformazione gravitativa di Castiglione Marittimo, costituente la porzione terminale del versante sinistro del T. Castiglione. In particolare la possibile, lenta prosecuzione del movimento crea, proprio in corrispondenza della zona costiera in sinistra del suddetto Torrente, un’altra zona di forte erosione della spiaggia, pure dovuta a correnti long-shore.

Le ricordate deformazioni gravitative nell’area esaminata tendono a scomporre una precedente unica unità fisiografica in una serie di sub-unità che controllano e condizionano i movimenti delle correnti, producendo delle zone di maggiore esaltazione dei fenomeni di erosione costiera.

Non è da escludere che i Laghi La Vota e La Marinella costituiscano delle aree depresse nelle zone di piede delle antiche deformazioni gravitative del versante meridionale dell’area rilevata ove ricadono i rilievi di quota 410 m s.l.m. in località Castelluccio, i terrazzi di Timparello S. Martino, di Campo di Penzo, la località Diroido, ecc..

La difficoltà di poter meglio documentare questo aspetto, risiede nella estesa copertura di alluvioni da coni di deiezione in tutta l’area che va dallo sbocco dei Torrenti Zinnavo e Casale, fino al Lago La Vota e Marinella.

Infine, occorre mettere in evidenza, che tutti i fianchi dei versanti in filladi presentano scorrimenti rotazionali o traslazionali di grandi dimensioni, spesso chilometriche, come ad esempio quella in sinistra Torrente Griffo, in località Contrada “Decravanna” (Falerna), ove ricade l’agglomerato urbano di Sanguinello e la S.S.18. (diramazione). Tale deformazione è compresa tra alcuni fossi laterali anonimi che rappresentano i “binari” di scorrimento dell’ammasso roccioso che inizia ad evidenziarsi con le sue scarpate principali di rottura nel bordo occidentale del Piano di Campitello, a circa 675 m, mentre il suo piede è a circa 240 m.

La rete di misura GPS utilizzata per il monitoraggio delle D.G.P.V. e le grandi frane nell’area di Falerna-Gizzeria

La rete è costituita da 5 vertici. Il caposaldo è ubicato nella parte più alta dell’intera area monitorata in un punto considerato “fermo”, mentre gli altri vertici sono disposti nelle aree oggetto di osservazione ed interessate da fenomeni gravitativi.

Più in particolare, le denominazioni delle aree in cui ricadono tali vertici sono:

reference (caposaldo): piano di Campilongo (comune di Gizzeria);

rover: PF01 (Pozzo) località Schipano (comune di Falerna);

PF02 località lago La Vota (comune di Gizzeria);

PF03 campo sportivo S.Antonio Abate (comune di Falerna);

PF04 località il Torrazzo (comune di Gizzeria).

Considerazioni finali

Tutto il territorio studiato è interessato da dissesto idrogeologico importante che si manifesta in tutta la sua fragilità. I fenomeni di Deformazioni Gravitative Profonde di Versante e le Grandi Frane che interessano una vastissima area, si frammentano in masse relativamente più piccole le quali, in fianchi di versanti in filladi, presentano scorrimenti rotazionali o traslazionali di grandi dimensioni investendo anche gli agglomerati urbani che su di essi si sviluppano.

Particolare rilevanza riveste la situazione di dissesto in atto nella Località “Petraro” (Falerna) là dove un salto di quota continuo è da attribuire ad un generalizzato antico ribassamento che ha interessato l’intera località nella quale sono anche evidenti rilevanti fenomeni di creep. Analogamente per l’abitato di Falerna c.c. ed in particolare per la contrada Parti Superiore ed Inferiore, contrada Signorelli (Loc. Maiolino), contrada Sanguinello (Loc. Decravanna), località Borgo San Pietro e Schipano (Falerna), ovvero in tante altre località del comune di Falerna e di Gizzeria. Tutte aree in cui le manifestazioni in atto rendono proibitiva qualsivoglia previsione di uso pianificatorio ingegneristico.

Si ribadisce il fatto che queste antiche D.G.P.V., Grandi Frane e dissesti più piccoli (ma non certo di minore importanza) che interessano tutto il territorio, seppure continuino nella loro lenta ed inesorabile evoluzione, si manifestano in tutta la loro espressione soprattutto in concomitanza di eventi scatenanti quali intense piogge o movimenti tellurici. Infatti, variazioni significative e repentine del livello di falda che potrebbero generarsi da eccezionali eventi piovosi e/o scuotimenti sismici, in certe zone di studio potrebbero innescare rimobilitazioni di masse importanti con effetti improvvisi e distruttivi per le opere ingegneristiche che su di esse ricadono.

Non per ultimo da segnalare che la particolare conformazione geomorfologica e litostratigrafica del suolo, in particolare degli agglomerati urbani di Castiglione M.mo, loc. Guori, Contrada Sanguinello, Falerna c.c. e Gizzeria c.c., in caso di sisma le onde da esso generate subirebbero un’amplificazione importante e quindi effetti al suolo maggiori rispetto ad altre aree studiate.

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